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      Diffusa nel popolo, non aveva fede in esso: non lo cercava per condurlo dirittamente all'azione, ma per attirare con quell'apparato di forze gli uomini d'alto rango nei quali solamente essa riponeva fiducia. L'ardore dei giovani affratellati che sognavano patria, repubblica, guerra e gloria davanti all'Europa era fidato alla direzione d'uomini vecchi d'anni, imbevuti dell'idea dell'Impero, freddi, minuziosi, diseredati d'avvenire e di fede, che lo ammorzavano invece di suscitarlo. Più dopo, quando il numero gigantesco degli affigliati e la impossibilità di serbare più a lungo il segreto la convinsero che bisognava operare la Carboneria, aveva sentito il bisogno d'una unità più potente, e non sapendo trovarla in un principio, s'era data a cercarla in un uomo, in un principe. Ed era stata la sua rovina........
     
      Intellettualmente, i Carbonari erano machiavellici e materialisti. Predicavano libertà politica, e dimenticando che l'uomo è uno, quei tra loro che si occupavano di letteratura, predicavano sotto il nome di classicismo la servitù letteraria. Si dicevano nel loro linguaggio simbolico Cristiani e intanto, confondendo superstizione e fede, papato e religione, disseccavano il vergine entusiasmo dei giovani con uno scetticismo rubato a Voltaire e negazioni rubate al secolo XVIII. Erano settarî, non apostoli di una religione nazionale. Ed erano tali nella sfera politica. Non avevano fede sincera nelle Costituzioni, ridevano fra di loro della monarchia; e l'acclamavano nondimeno, dapprima perchè s'illudevano a trovare in essa una forza della quale pensavano abbisognare; poi perchè la monarchia li liberava dall'obbligo di guidare le moltitudini ch'essi temevano e mal conoscevano; da ultimo perchè speravano che il battesimo regio dato alla insurrezione avrebbe ammansato l'Austria o conquistato l'ajuto di qualche grande potenza, Francia o Inghilterra.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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