Avevano dunque cacciato lo sguardo su Carlo Alberto in Piemonte, sul principe Francesco in Napoli: d'indole naturalmente tirannica il primo, ambizioso, ma incapace di grandezza; ipocrita e traditore fin da' primi suoi passi il secondo; e avevano commesso all'uno ed all'altro i fati d'Italia, lasciando al futuro di porre in accordo le mire inconciliabili dei due pretendenti.
I fatti intanto avevano dimostrato quali siano le inevitabili conseguenze del difetto di principī negli uomini che si pongono a capo delle rivoluzioni, e come la forza spetti veramente non alla cifra, ma alla coesione degli elementi che si adoprano a raggiungere il fine. Le insurrezioni avevano avuto luogo senza ostacoli gravi; ma rapidamente seguite dalla interna discordia. Compita la loro promessa di rovesciare, gli affigliati dei Carbonari erano tornati ciascuno alle proprie tendenze, e s'erano divisi su ciņ che importasse fondare. Gli uni avevano creduto di cospirare per una unica monarchia, altri pel federalismo; molti parteggiavano per la Costituzione francese, molti per la Spagnola: taluni per la repubblica o per non so quante repubbliche; e tutti lagnandosi d'essere stati ingannati. I Governi provvisorī s'erano trovati indeboliti in sul nascere dall'opposizione aperta degli uni e dalla inerzia calcolata degli altri. Quindi le diffidenze, l'incertezza di quei Governi e i pretesti al non fare, cercati in una opposizione che non potea vincersi se non facendo, e il popolo e i giovani volontarī lasciati senza sprone, senza ordinamento, senza intento determinato.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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