Dopo le tre giornate di Parigi, il popolo in Bologna s'affollava all'Ufficio Postale. I giovani salivano nei caffè sulle sedie e leggevano ad alta voce i giornali agli astanti. Si preparavano armi, s'ordinavano compagnie di volontarî, si sceglievano i capitani. I comandanti la truppa dichiaravano al prolegato che non assalirebbero i cittadini. Lo stesso aveva luogo nell'altre città. L'eco del cannone sparato, nella notte del 2 febbrajo in Modena, contro la casa di Ciro Menotti aveva dato il segnale. Bologna s'era levata il 4. - Il 5, il popolo di Modena, riavuto dallo stupore, aveva cacciato in fuga duchi e duchisti; Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Ravenna s'erano emancipate. Il 7, Ferrara aveva seguito l'esempio: gli austriaci s'erano ritratti. Pesaro, Fossombrone, Fano ed Urbino s'erano, l'8, liberate dei loro Governatori. Il moto aveva trionfato il 13 in Parma: poi in Macerata, Camerino, Ascoli, Perugia, Terni, Narni ed in altre città. Ancona, dove il colonnello Sutterman s'era mostrato in sulle prime disposto a resistere, aveva ceduto davanti ad alcune compagnie di soldati e di guardie nazionali comandate da Sercognani. E tutto questo s'era operato per impulso di popolo, per entusiasmo collettivo che si stendeva alla donna e ai canuti; mentre le prime lavoravano coccarde e bandiere, parecchi tra i veterani del Grande Esercito mostravano ai giovani lievemente diffidenti le cicatrici delle antiche ferite, dicendo loro: noi le riportammo difendendo il nostro paese. Così il 25 febbrajo due milioni e mezzo quasi d'Italiani avevano abbracciata la Causa Nazionale, presti a difesa od offesa per l'emancipazione degli altri loro fratelli.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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