Ed era infatti la Causa Nazionale che gli istinti avevano in quei moti universalmente additato alle moltitudini. Italiana era la coccarda adottata per ogni dove in onta alle preghiere d'Orioli ed altri appartenenti pił tardi al Governo. Dai primi giorni la gioventł Bolognese aveva tentato d'invadere la Toscana; quella di Modena e Reggio d'inoltrare su Massa. Pił dopo, le Guardie Nazionali chiedevano d'esser condotte per la via del Furlo sul Regno.
Di quel moto tutto Italiano nell'origine e nell'intento, i Capi intanto avevano fatto un moto puramente provinciale. Sua legge naturale era stendersi, allargare la propria base, quanto era possibile; essi l'avevano limitata nei pił angusti confini; avevano proscritto ogni tentativo di propaganda: avevano accumulato ostacoli alla rivoluzione invece di lavorare a spianarli. La nazionalitą era l'anima dell'impresa; ed essi avevano cercato sostegni alla rivoluzione fuori d'Italia. La guerra coll'Austria era inevitabile; bisognava dunque preparare la vittoria; ed essi avevano dichiarato che il trionfo della rivoluzione consisteva nel conservarsi pacifici; che la pace non era solamente possibile, ma probabile e quasi certa; e che in conseguenza era necessario astenersi da ogni dimostrazione tendente a turbarla. La rivoluzione s'incamminava necessariamente, per natura d'elementi e per condizioni speciali delle terre insorte, a repubblica: i Governi non potevano esserle favorevoli: urgeva cercarle alleati in elementi omogenei, nei popoli; ora, solo pegno d'alleanza tra i popoli sono le dichiarazioni di principī, ed essi non ne avevano fatta alcuna; avevano calcolato sull'ajuto dei re, e prostrato un moto di popolo appiedi della Diplomazia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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