Prima fra tutte le Associazioni politiche di quel tempo, la Giovine Italia mirava a comprendere in un solo concetto tutte le manifestazioni della vita Nazionale e a dirigerle tutte, dall'alto d'un principio religioso: la missione fidata alla creatura, verso un unico fine, l'emancipazione della Patria, e il suo affratellamento coi Popoli liberi.
Le istruzioni che io in quel primo periodo dell'Associazione andava inculcando ai Comitati, agli Ordinatori e a quanti giovani venivano a contatto con me, erano in parte morali, in parte politiche.
Le morali sommavano, mutate le parole, a questo: "Noi siamo non solamente cospiratori, ma credenti: aspiriamo ad essere, non solamente rivoluzionarii ma per quanto è in noi rigeneratori. Il nostro è problema d'educazione nazionale anzi tutto: l'armi e l'insurrezione non sono se non mezzi senza i quali, mercè le nostre condizioni, è impossibile scioglierlo: ma noi non invochiamo le bajonette se non a patto ch'esse portino sulla punta un'idea. Poco ci importerebbe distruggere, se non avessimo speranza di fondare il meglio: poco di scrivere doveri e diritti sopra un brano di carta se non avessimo intento e fiducia di stamparli nell'anime. Questo neglessero i nostri padri; questo dobbiam noi aver sempre davanti la mente. Determinare i diversi Stati d'Italia a insorgere, non basta; si tratta di crear la Nazione. Noi crediamo religiosamente che l'Italia non ha esaurito la propria vita nel mondo, essa è chiamata a introdurre ancora nuovi elementi nello sviluppo progressivo dell'Umanità e a vivere d'una terza vita; noi dobbiamo mirare a iniziarla.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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