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      Insegnate a scegliere i capi tra quei che avranno attinto le inspirazioni nella rivoluzione, non nella condizione di cose anteriori. Ponete a nudo gli errori del 1831: non tacete alcuna delle colpe dei capi. Ripetete sempre che la salute d'Italia sta nel suo popolo. E la leva del popolo sta nell'azione, nell'azione continua, rinnovata sempre senza sconfortarsi o atterrirsi delle prime disfatte. Fuggite le transazioni: sono quasi sempre immorali e per giunta inutili. Non v'illudete a poter evitare guerra, guerra inesorabile, feroce, dall'Austria: fate invece, quando vi sentirete forti, di provocarla: l'offensiva è la guerra delle rivoluzioni; assalendo, inspirerete paura al nemico, fiducia e ardore agli amici. Non abbiate speranza nei Governi stranieri: se potrete mai averne un ajuto non sarà se non a patto di convincerli prima che siete forti e capaci di vincer senza essi. Non fidate nella diplomazia; sviatela lottando, e pubblicando ogni cosa. Non insorgete mai se non in nome d'Italia e per l'Italia tutta quanta è. Se vincerete la prima battaglia in nome d'un principio e con forze vostre, sarete iniziatori tra i popoli e li avrete compagni nella seconda. E se cadrete avrete almeno promosso l'educazione del paese: lascerete sulla vostra tomba un programma per la generazione che terrà dietro alla vostra.
     
      Vivono ancora molti degli uomini ch'ebbero in quel tempo contatto con me; e possono dire se il mio linguaggio non era tale.
      L'esperimento riuscì. - Il popolo confutò i mezzi ingegni.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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