Vivevamo eguali e fratelli davvero, d'un solo pensiero, d'una sola speranza, d'un solo culto all'ideale dell'anima; amati, ammirati per tenacità di proposito e facoltà di lavoro continuo dai repubblicani stranieri: spesso - dacchè spendevamo, per ogni cosa, del nostro - fra le strette della miseria, ma giulivi a un modo e sorridenti d'un sorriso di fede nell'avvenire. Furono, dal 1831 al 1833, due anni di vita giovine, pura e lietamente devota, com'io la desidero alla generazione che sorge. Avevamo guerra accanita abbastanza e pericoli, com'ora dirò, ma da nemici dai quali l'aspettavamo. La misera tristissima guerra d'invidie, d'ingratitudini, di sospetti e calunnie da uomini di patria e spesso di parte nostra, l'abbandono immeritato d'antichi amici, la diserzione dalla bandiera, non per nuovo convincimento, ma per fiacchezza, vanità offesa e peggio, di quasi una intera generazione che giurava in quelli anni con noi, non aveva ancora non dirò sfrondato o disseccato l'anime nostre, amorevoli oggi e credenti siccome allora, ma insegnato a noi pochi
La violenta e disperata pace,
il lavoro senza conforto di speranza individuale, per sola riverenza al freddo, inesorabile, scarno dovere. - E Dio ne salvi quei che verranno.
Il contrabbando delle nostre stampe in Italia era faccenda vitale per l'Associazione e grave per noi. Un giovane Montanari che viaggiava sui vapori di Napoli rappresentandone la Società, e morì poi di colèra nel Mezzogiorno di Francia, altri, impiegati sui vapori francesi, ci giovavano mirabilmente.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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