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      Basti ch'io rimasi per tutto un anno in Marsiglia, scrivendo, correggendo prove, corrispondendo, abboccandomi a mezzo la notte con uomini del Partito che venivano d'Italia e con taluni fra i capi repubblicani di Francia.
      Ed ebbe allora cominciamento, da una atroce calunnia, quella turpe guerra sleale d'accuse non provate mai nè fondate, d'insinuazioni impossibili a confutarsi, di sospetti introdotti in una pubblicazione per giovarsene poi in un'altra, di congetture gesuitiche sulle intenzioni, di frasi strappate all'insieme d'uno scritto e mutilate e isolate e tormentate a farne escire un senso contrario alla mente dello scrittore, che la polizia francese dei tempi di Luigi Filippo insegnò alle polizie dei tirannucci italiani e che, continuata con insistenza sistematica da storici, uomini in ufficio, gazzettieri anonimi, scribacchiatori d'opuscoli e aspiranti a impieghi o sussidî, e spie e trafficatori di parte moderata per tutta Italia, ci seguì, come i corvi gli eserciti, per oltre a trent'anni di vita; m'assalì sui fianchi, alle spalle, raro o senza nome di fronte, latra anch'oggi e ringhia e urla contro ogni mio atto vero o inventato di pianta, e riuscì, colla plebe dei creduli e di quanti, irati nel segreto dell'anima alla propria impotenza, abborrono, come i gufi la luce, chi fa o tenta di fare, ad accumulare nella mia patria, e qui dov'io scrivo, le taccie di comunista, e socialista settario, d'uom di sangue e di terrorista, d'ambizioso intollerante esclusivo e di cospiratore codardo contro me che confutai stampando le sette socialistiche a una a una, chiamai il terrorismo francese delitto d'uomini tremanti per sè, sagrificai, non curando il biasimo de' miei più cari, la predicazione delle mie credenze a ogni probabilità che si facesse l'Italia per altra via, diedi lietamente l'opera mia nel silenzio anche a uomini di parte avversa purchè giovassero, strinsi, immemore di me stesso, la mano che avea scritto mortali e false accuse sul conto mio quando m'apparve liberatrice, e affrontai con indifferenza serena ogni sorta di pericoli, mentre gli accusatori non sognarono mai di pericolo nella vita fuorchè di spiacere ai padroni.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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