In Piemonte il lavoro procedeva pių lento: nondimeno le nostre fila toccavano tutti i punti importanti e si stendevano fino alle terre, popolate d'arditi uomini, del Canavese: l'avvocato Azario, Allegra esule ripatriato del 1821, Sciandra commerciante, Romualdo Cantara, Ranco, Moia, Barberis, Vochieri, Parola, Maotino Massimo, Depretis, un ex militare Panietti d'Ivrea, un Re di Voghera, Stara e altri parecchi s'adopravano alacremente. E uomini collocati pių in alto, e ch'or non giova additare, non s'affratellavano regolarmente all'Associazione, ma lasciavano sapere che dove l'impresa s'iniziasse potente, l'ajuterebbero. Con copia d'elementi siffatti e coi pericoli che la duplice parte, di congiura e d'apostolato, alla quale si era astretta l'Associazione, trascinava con sč, bisognava giovarsi dell'entusiasmo crescente prima che le persecuzioni venissero ad ammazzarlo, e pensare seriamente all'azione.
Cosė facemmo.
Base dell'azione dovevano essere le provincie Sarde. Forti di mezzi, d'armi ordinate, d'influenza morale e d'abitudini di disciplina che avrebbero fruttato a qualunque riuscisse a impadronirsene, gli Stati Sardi avevano due punti strategici d'alta importanza, Alessandria e Genova; ed erano appunto quelli pei quali eravamo pių potenti d'affiliazioni. Un moto nel Centro, pių agevole forse, non offriva appoggio di forze reali e non avrebbe suscitato l'entusiasmo di tutta l'Italia. D'altra parte, io era certo che al primo annunzio del moto, l'Austria avrebbe occupato, coll'assenso di Carlo Alberto, il Piemonte e resa quindi impossibile ogni azione diretta o rapida sulla Lombardia, nella quale io aveva fin d'allora fede grandissima.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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