Allontanato a quel modo e col terrore ogni pericolo d'insurrezione il Governo poteva allentare la propria ferocia e tornare, per punire, alle norme d'una leale giustizia. Ma infierì più che mai, fatto doppiamente crudele dal pericolo corso e dalla coscienza d'averlo temuto. La pagina di storia che si scrisse dalla Monarchia Sabauda in quell'anno fu tale che vorrebbe la penna d'un Tacito e intinta nel sangue; ed è di quelle che gli uomini dovrebbero rileggere ogni qualvolta sentono a infiacchirsi nell'animo loro l'abborrimento della tirannide, e le madri ripetere ai figli perchè v'imparino quali possano essere le sorti d'una terra non libera. Mentre al difuori delle prigioni era detto ai parenti e agli amici degli imprigionati che posassero tranquilli, e li rivedrebbero dopo indugio non lungo, dentro cominciavano scene terribili per indurre i sospetti a dichiararsi colpevoli.
Ogni cosa, che l'odio ajutato dalla più profonda scienza del male può suggerire, era posta in opera per ottenerne confessioni: cogli uni la corruttela, cogli altri la menzogna sfrontata o il machiavellismo degli interrogatorî: con tutti, prima o dopo il terrore. A quei che si indovinavano meno fermi era detto: noi vi sappiamo colpevoli: morrete di fucilazione tra ventiquattro ore, ma svelando i complici vostri, potete salvarvi. Con quelli dei quali era nota la robusta tempra o la virtù, s'usava linguaggio diverso: erraste; ma per illusione di bene, lo sappiamo e vi compiangiamo; voi pensavate adoperarvi in un'opera di devozione e fidaste in traditori indegni del vostro sagrificio; il vostro silenzio non salva amici fidati e costanti, ma perde voi stessi e le vostre famiglie per codardi che vi denunciano; eccovi le loro testimonianze a vostro danno.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Governo Monarchia Sabauda Tacito
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