Or volete, confermandole, versare anche una volta la gioja sul capo dei vostri cari ricongiungendovi ad essi o, persistendo a tacere, perire miseramente? E testimonianze con firme falsificate si ponevano un istante, in quell'ora di turbamento supremo, sotto gli occhi loro(26). Per altri dai quali non volevano se non una confessione della loro partecipazione individuale all'impresa, ricorrevano allo spionaggio delle prigioni. S'introducevano vicino ad essi falsi cospiratori i quali agguatavano ogni momento d'abbandono o di disperazione per estorcere le informazioni volute(27). Per ogni individuo si creavano nuove torture; tutte egualmente ignobili, codarde, feroci. Sotto la prigione dell'uno, una voce di pubblico gridatore annunziava fucilazione e imminenza d'altre. Di fronte alla prigione d'un altro, nello stesso corridojo, si poneva un amico dell'imprigionato: a quest'ultimo si parlava dei pericoli che minacciavano l'altro, il quale mutato subitamente e con ostentazione di straordinario calpestìo di soldati, di stanza, lasciava il prigioniero in balìa delle più tristi congetture possibili; e allora una scarica di moschetteria, indizio certo della sorte dell'amico, veniva a ferirgli l'orecchio(28).
Altrove i prigionieri erano assordati da un frastuono continuo: si impedivano loro i sonni: poi dopo quattro o cinque notti agitate, erano assaliti dagli interrogatorî architettati a tale una tortura morale che non può calcolarsi se non da chi l'ha patita. Allora quando vedevano l'energia morale del prigioniero esaurita, gli affacciavano un'offerta di perdono o profanavano la santità degli affetti domestici trascinando nella prigione un vecchio padre, o una madre a supplicarlo ch'ei rivelasse(29). Parecchi piegarono.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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