Tutto questo fu fatto affrettatamente, senza riguardo a legalità, senza alcuna di quelle apparenze solenni che danno indizio, non foss'altro, d'un atto di giustizia da compiersi. Era un furore, un terrorismo rivoluzionario senza grandezza di fine, senza scusa di prepotente necessità. Parea temessero di vedersi strappate le vittime. Carlo Alberto avea chiesto sangue, e davano sangue. Lo spargevano allo spuntare del giorno, fra le tenebre e l'alba. Le tinte del delitto incoloravano quelle opere di vendetta. Le mani della giustizia somigliavano quelle dell'assassino.
Qua e là accadevano scene da rabbrividirne. I carnefici, certi del regio sorriso, superavano la crudeltà del loro padrone(33). Il generale Morra in Chambery, Gaverga Governatore, in Cuneo, il Generale Governatore d'Alessandria Galateri, furono per ferocia, cospicui. Al più feroce Carlo Alberto diede l'ordine della Santa Annunziata che gli conferiva il diritto di salutare il re del nome di cugino. E lo meritava.
Ringrazio Iddio d'avermi inspirata una fede che non s'è mai contaminata in Italia di simili orrori. I repubblicani di Napoli, di Venezia e di Roma escirono dal Governo puri di sangue cittadino e di bassa vendetta.
Non dirò com'io mi fossi, a quell'accalcarsi di nuove funeste, nell'animo mio: scrivo appunti di fatti, non la storia delle mie sensazioni. Parve bensì a me e agli amici miei che durasse in ogni modo per noi la necessità di tentare un fatto. Era visibile, nelle incertezze dei cospiratori dell'interno, quello squilibrio tra il pensiero e l'azione che anch'oggi, in grado minore, inceppa l'andamento del nostro risorgere.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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