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      Era una lotta d'Antèo, cadente a ogni tanto e risorgente con nuova forza dalla terra toccata. Mi toccò riconquistare a uno a uno gli agenti Svizzeri e staccarli da Buonarroti. Raccolsi nuovo danaro. Trattenni i Polacchi. Mandai uomini nostri a formare rapidamente, perchè non fallisse una parte del disegno ch'era promessa e che era diversione importante, un nucleo di colonna in Lione, fidandone la direzione a Rosales, a Nicolò Arduino e all'Allemandi: in quel nucleo era il giovine Manfredo Fanti, più tardi Generale, Ministro, e nemico nostro.
      Perchè non rinunciai all'impresa? Oltre le cagioni del persistere accennato più sopra, il dire a un tratto a tutti gli elementi dell'interno a tutti gli uomini nostri e stranieri che al difuori vivevano in quella fede, ai repubblicani francesi, a tutti coloro che avevano dato denaro pei quattro quinti già speso: non era che un sogno, era un decretare morte per sempre al Partito nella cui vita io vedeva gran parte della salute dell'Italia. Era meglio tentare e cadere in campo, lasciando non foss'altro un insegnamento morale a chi volesse raccoglierlo. Poi se taluno fra' miei lettori è stato mai a capo d'una impresa collettiva, egli almeno deve sapere come l'impresa giunta a un certo grado di sviluppo diventi padrona dell'uomo e non gli conceda più di ritrarsi.
      Passava intanto in quei lavori, non solamente tutto il novembre, ma il dicembre; con tale rovina della fiducia di tutti, e con tale esaurimento di mezzi da comandarmi imperiosamente l'azione.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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