E fu perdita grave.
La colonna dei polacchi che dovevano attraversare il lago da Nyon, affidata da Ramorino a un Grabski, commise l'inescusabile errore di separare gli uomini dall'armi: barche svizzere con soldati del contingente passarono in mezzo, s'impossessarono della zattera sulla quale erano l'armi, e condussero gli inermi prigioni.
Questi e altri incidenti simili ci privarono a un tratto dei tre quarti almeno delle nostre forze, e quel ch'è peggio, diedero a Ramorino il pretesto che gli mancava.
Per qualunque avesse avuto scintilla di genio insurrezionale e sopratutto intenzione di riuscire, la posizione era chiara. Noi potevamo anche colle poche nostre forze, correre difilati su Saint-Julien e occuparlo. Non v'erano truppe. Certi di non poterlo difendere, i capi piemontesi, all'annunzio della nostra mossa, avevano abbandonato quel punto, e s'erano collocati a metà strada per coprire Annecy. Giunti a Saint-Julien e partiti a diffondere il segnale d'insurrezione i delegati che s'erano raccolti, poco importava la cifra delle nostre forze. E inoltre l'entusiasmo delle popolazioni svizzere, infervorato dal nostro primo successo, avrebbe costretto il governo a mettere in libertà le nostre colonne che ci avrebbero poco dopo raggiunti.
La nuova dell'allontanamento delle truppe da Saint-Julien era stata comunicata a Ramorino. Credendo nell'esecuzione della promessa e non volendo dar pretesti al sospetto di dualismo e d'ambizione nascente, presi una carabina e mi confusi nelle file dei militi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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