Ed ei m'andava, con un guardo mefistofelico, rassicurando, promettendo, affermando che i polacchi del lago s'aspettavano di minuto in minuto.
Ricordo che a mezzo dell'ultimo abboccamento, mentr'ei più deliberatamente mi resisteva, un fuoco di moschetteria partito dal piccolo nostro antiguardo mi fece correre al fascio delle carabine, con un senso di profonda riconoscenza a Dio che ci mandava finalmente, qualunque si fosse, la decisione. Poi, non vidi più cosa alcuna. Gli occhi mi s'appannarono; caddi, e in preda al delirio.
Fra un accesso e l'altro, in quel barlume di coscienza che si racquista a balzi per ricadere subito dopo nelle tenebre, io sentiva la voce di Giuseppe Lamberti a gridarmi: che cosa hai preso? Egli e pochi altri amici sapevano ch'io temendo d'esser fatto prigione e tormentato per rivelazioni, aveva preso con me un veleno potente. E affaticato pur sempre dal pensiero delle diffidenze che s'erano, o mi pareva, suscitate in taluni, io interpretava quelle parole come s'ei mi chiedesse quale somma io avessi preso dai nemici per tradire i fratelli. E ricadeva, smaniando, nelle convulsioni. Tutti quei che fecero parte della spedizione e sopravvivono, sanno il vero delle cose ch'io dico. Quella notte fu la più tremenda della mia vita. Dio perdoni agli uomini che, spronati da cieca ira di parte, seppero trovarvi argomento di tristi epigrammi.
Appena Ramorino seppe di me, sentì sparito l'ostacolo: salì a cavallo, lesse un ordine del giorno che scioglieva la colonna dichiarando l'impresa impossibile, e l'abbandonò. Supplicarono Carlo Bianco perchè li guidasse: egli s'arretrò davanti alla nuova responsabilità e al disfacimento visibile tra gli elementi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Dio Giuseppe Lamberti Ramorino Carlo Bianco
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