Ma l'affermare quelle veritą non basta: la vera questione sta per noi nel come ottenerne praticamente il trionfo contro la lega dei Governi fondati sul privilegio. Or quel come implica un ordinamento. E ogni ordinamento richiede un punto determinato d'onde si mova, un fine determinato al quale si miri. Perchč una leva operi, bisogna darle un punto d'appoggio e un punto sul quale s'eserciti la sua potenza. Per noi, quel primo punto č la Patria, il secondo č l'Umanitą collettiva. Per gli uomini che s'intitolano cosmopoliti, il fine puņ essere l'Umanitą: ma il punto d'appoggio č l'uomo-individuo.
La differenza č vitale; č la stessa a un dipresso che separa, in altri problemi, i fautori dell'Associazione da quei che non riconoscono come strumento d'azione se non la libertą sola e senza limitazione.
Solo, in mezzo dell'immenso cerchio che si stende dinanzi a lui e i cui confini gli sfuggono, senz'arme fuorchč la coscienza de' suoi diritti fraintesi e le sue facoltą individuali, potenti forse, pur nondimeno incapaci di spander la loro vita in tutta quanta la sfera d'applicazione ch'č il fine, il cosmopolita non ha se non due vie tra le quali gli č forza scegliere: l'inerzia o il dispotismo.
Poniamolo dotato d'ingegno logico. Non potendo da per sč solo emancipare il mondo, ei s'avvezza facilmente a credere che il lavoro emancipatore non č suo debito: non potendo, col solo esercizio dei suoi diritti individuali, raggiungere il fine, ei prende rifugio nella dottrina che fa dei diritti mezzo e fine ad un tempo.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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