I popoli non entrano sull'arena dell'iniziativa se non con una parte definita, assegnata a ciascun d'essi. Voi non potete compire il lavoro e rompere lo stromento: non potete usare con efficacia la leva sottraendole il punto d'appoggio. Le nazioni non muojono prima d'aver compita la loro missione. Voi non le uccidete negandola, ma ne ritardate l'ordinamento e l'attivitą.
Erano queste le idee che dovevano, a quanto parevami, dirigere il nostro lavoro. E il mio modo d'intender la Storia le convalidava. Io vedeva la serie delle Epoche, attraverso le quali si compie lentamente il progresso dell'Umanitą, quasi equazione a pił incognite, e ogni Epoca svincolarne, come dicono gli algebristi, una, per aggiungerla alle quantitą cognite collocate nell'altro membro dell'equazione. L'incognita dell'Epoca Cristiana conchiusa dalla Rivoluzione Francese era per me l'individuo; l'incognita dell'Epoca nuova era l'Umanitą collettiva; e quindi l'associazione. La leva era l'Europa. L'ordinamento politico Europeo doveva necessariamente precedere ogni altro lavoro. E quell'ordinamento non poteva farsi che per popoli: per popoli che liberamente affratellati in una fede, credenti tutti in un fine comune, avessero ciascuno una parte definita, una missione speciale nell'impresa. Perchč l'Europa potesse inoltrare davvero, raggiungere una nuova sintesi e consecrare a svolgerla tutte le forze ch'oggi si consumano in lotte interne, bisognava rifarne la Carta. La questione delle Nazionalitą era ed č per me, e dovrebb'essere per tutti noi, ben altra cosa che non un tributo pagato al diritto o all'orgoglio locale: dovrebbe essere la divisione del lavoro Europeo.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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