Anche sotto quell'aspetto, credo che la nuova istituzione giovasse. L'idea, che le Nazionalità contrastate potrebbero impossessarsi un giorno dell'iniziativa perduta e ricominciare sotto la loro bandiera il moto d'Europa, cominciò d'allora a diffondersi.
Si trattava allora, non d'azione immediata, ma d'apostolato d'idee. Cercai quindi contatto cogli uomini che, nel Partito, rappresentavano sopratutto il Pensiero. Non serbai copia delle mie lettere nè le risposte; le mie mi parvero sempre inutili fuorchè all'intento immediato; e la vita errante, i pericoli ch'io corsi traversando spesso paesi appartenenti a governi nemici e l'aver talora smarrito, per singolare circostanze, carte date in custodia ad amici, mi suggerirono, a torto, di dare, ogniqualvolta io m'avventurava, alle fiamme le lettere altrui. Non m'avanza quindi vestigio di quella lunga attivissima corrispondenza con uomini di terre diverse, da una lettera infuori diretta a Lamennais e della quale un amico di quest'ultimo serbò copia. E la inserisco come indizio delle idee che mi dirigevano in quella molteplice corrispondenza.
12 ottobre 1834.
Signore.
Ebbi la vostra del 14 settembre, io la serberò come ricordo prezioso, come uno di quei ricordi che confortano e ritemprano nelle ore senza nome che s'aggravano talora sull'anima con tutto il peso d'un passato e d'un presente incresciosi e le susurrano il dubbio sull'avvenire. Vi mando un esemplare della Giovine Italia. Là stanno in germe tutte le nostre idee, tutte le nostre credenze: senza lo sviluppo e le applicazioni che esigerebbero; ma pensammo che intendendo a mutare la base dalla quale move in Italia lo spirito rivoluzionario, importava d'insistere sui principî generali più che d'affaccendarci, a pericolo di smarrirci, intorno a una moltitudine di questioni secondarie.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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