Rimproverateci, come profeta, i nostri vizî, la nostra fiacchezza, le nostre divisioni, la nostra mancanza d'ardire; ma diteci a un tempo: il giorno in cui vi sarete fatti migliori e fratelli tutti, sarà il giorno della vostra emancipazione. Quando vorrete davvero, voi non dovrete più temere i vostri nemici nè esigere, per vincere, cosa alcuna dai vostri amici.
Addio, Signore. Credete alla mia immensa stima. Senz'essa io non avrei osato parlarvi, aperto il mio cuore.
GIUSEPPE MAZZINI.
Negli ultimi mesi del 1834 impiantai l'Associazione della Giovine Svizzera: e s'ordinarono Comitati nel Bernese, nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, nel Vallese, nel Cantone di Neufchâtel e altrove.
La Svizzera era ed è paese importante non solamente per sè ma e segnatamente per l'Italia. Dal 1.° gennajo 1338 quel piccolo popolo non ha padrone nè re. Per esso, da oltre a cinque secoli, unica in Europa, ricinta di monarchie gelose e conquistatrici, una bandiera repubblicana splende, quasi incitamento e presagio a noi tutti, sull'alto della regione Alpina. Carlo V, Luigi XIV, Napoleone passarono: quella bandiera rimase immobile e sacra. È in quel fatto una promessa di vita, un pegno di Nazionalità non destinata, com'altri pensa, a sparire. I trentatrè pastori del Grütli che, eguali tutti e rappresentanti popolazioni sorelle, inalzarono, oltre a cinque secoli addietro, contro la dominazione di casa d'Austria, quella bandiera, furono di certo interpreti, allora inconsci, d'un programma che Dio, segnando col dito la gigantesca curva dell'Alpi, affidava alla forte razza disseminata, quasi a difenderle, alle loro falde.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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