Avvertito, fiutai la spia: un complice d'Alibaud non si sarebbe svelato mai a uomini ignoti a lui, e trovati a caso per via o in un caffè. Ricusai l'abboccamento e consigliai si costringesse impaurito a cedere le proprie carte. Ma prima che ciò si facesse, egli, sviato dalla polizia Bernese, ripartiva per Besançon, in cerca di nuove istruzioni da Parigi, di danaro e d'un altro passaporto.
Gli fu spedita ogni cosa e istruzione di tornare a Berna e presentarsi per consigli all'ambasciatore francese, fatto complice della trama egli pure. Tornò, sotto il nome di Pietro Corelli, il 6 agosto. Ebbe un abboccamento la sera col duca di Montebello. Il 7, Boschi, Primavesi, Migliari e Bertola che l'avevano incontrato nell'albergo del Selvaggio, seguirono il mio consiglio e minacciandolo, ebbero le sue carte e confessione esplicita d'ogni cosa.
Importava dimostrare più sempre la complicità dell'ambasciatore. Conseil fu quindi indotto a ripresentarglisi, seguito da lungi, la sera. V'andò; nol vide; ma vide in sua vece il segretario Belleval e n'ebbe danaro, un altro passaporto col nome d'Hermann e una lista d'esuli da invigilarsi: la lista conteneva, s'intende, il mio nome, quello dei fratelli Ruffini, e poi altri d'esuli tedeschi e francesi.
Le prove bastavano per chiarire ogni cosa e somministrare al governo svizzero un'arme potente per respingere le audacie francesi. Diemmo quindi conoscenza di tutto alla polizia. Una istruzione governativa iniziata il 16 agosto fu conchiusa da un documento contenente la confessione di Conseil(45).
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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