Io avea combattuto il nemico in altrui, non abbastanza in me stesso. Quel falso concetto della Vita s'era spogliato, a sedurmi, d'ogni bassa impronta di desiderî materiali e s'era riconcentrato, come in santuario inviolabile, negli affetti. Io avrei dovuto guardare in essi come in benedizione di Dio accolta con riconoscenza qualunque volta scende a illuminare e incalorire la vita, non richiesta con esigenza a guisa di diritto o di premio; e aveva invece fatto d'essi una condizione al compimento dei miei doveri. Io non avea saputo raggiungere l'ideale dell'amore, l'amore senza speranza quaggiù. Io adorava dunque, non l'amore, ma le gioje dell'amore. Allo sparire di quelle gioje, io avea disperato d'ogni cosa, come se il piacere e il dolore côlti fra via mutassero il fine ch'io m'era proposto raggiungere, come se la pioggia o il sereno del cielo potessero mai mutare l'intento o la necessità del viaggio. Io rinegava la mia fede nell'immortalità della vita e nella serie delle esistenze che mutano i patimenti in disagi di chi sale un'erta faticosa in cima alla quale sta il bene, e sviluppano, inanellandosi, ciò che qui sulla terra non è se non germe e promessa: negava il Sole, perch'io non poteva, in questo breve stadio terrestre, accendere alle sue fiamme la mia povera lampada. Io era codardo senza avvedermene. Serviva all'egoismo pure illudendomi ad esserne immune, soltanto perch'io lo trasportava in una sfera meno volgare e levata più in alto che non quelle nelle quali lo adorano i più.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Vita Dio Sole
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