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      La via v'è dimostra: siete codardi e tradite il vostro futuro, se non sapete, per delusioni o sciagure, correrla intera.
     
      Fortem posce animum, mortis terrore carentem,
      Qui spatium vitæ extremum inter munera ponatNaturæ, qui ferre queat quoscumque labores,
      Nesciat irasci, cupiat nihil.............
     
      Son versi di Giovenale, che compendiano ciò che noi dovremmo invocare sempre da Dio, ciò che fece Roma signora e benefattrice del mondo. È più filosofia della vita in quei quattro versi d'un nostro antico che non in cinquanta volumi di quei sofisti che da mezzo secolo inorpellano, traviandoli, con formole d'analisi e nomenclature di facoltà la troppo arrendevole gioventù.
      Ricordo un brano di Krasinski, potente scrittore polacco ignoto all'Italia, nel quale Dio dice al poeta: "Va e abbi fede nel nome mio. Non ti calga della tua gloria, ma del bene di quelli ch'io ti confido. Sii tranquillo davanti all'orgoglio, all'oppressione, e al disprezzo degli ingiusti. Essi passeranno, ma il mio pensiero e tu non passerete.... Va e ti sia vita l'azione! Quand'anche il core ti si disseccasse nel petto, quand'anche tu dovessi dubitare de' tuoi fratelli, quand'anche tu disperassi del mio soccorso, vivi nell'azione, nell'azione continua e senza riposo. E tu sopravviverai a tutti i nudriti di vanità, a tutti i felici, a tutti gli illustri; tu risusciterai non nelle sterili illusioni, ma nel lavoro dei secoli, e diventerai uno tra i liberi figli del cielo."
      È poesia bella e vera quant'altra mai. E nondimeno - forse perchè il poeta cattolico, non potè sprigionarsi dalle dottrine date dalla fede cattolica per intento alla vita - spira attraverso a quelle linee un senso di mal represso individualismo, una promessa di premio ch'io vorrei sbandita dall'anima sacra al Bene.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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