Scesi dalla nozione di Dio a quella del Progresso; da quella del Progresso a un concetto della Vita, alla fede in una missione, alla conseguenza logica del dovere, norma suprema; e giunto a quel punto, giurai a me stesso che nessuna cosa al mondo avrebbe ormai potuto farmi dubitare e sviarmene. Fu, come dice Dante, un viaggio dal martirio alla pace(46): pace violenta e disperata nol nego, perch'io m'affratellai col dolore e mi ravvolsi in esso, come pellegrino nel suo mantello; pur pace, dacchè imparai a soffrire senza ribellarmi e fui d'allora in poi in tranquilla concordia coll'anima mia. Diedi un lungo tristissimo addio a tutte le gioje, a tutte le speranze di vita individuale per me sulla terra. Scavai colle mie mani la fossa, non agli affetti - Dio m'è testimone ch'io li sento oggi canuto come nei primi giorni della mia giovinezza - ma ai desiderî, alle esigenze, ai conforti ineffabili degli affetti, e calcai la terra su quella fossa, sì ch'altri ignorasse l'io che vi stava sepolto. Per cagioni, parecchie visibili, altre ignote, la mia vita fu, è e durerebbe, s'anche non fosse presso a compirsi, infelice; ma non ho pensato mai, da quei giorni in poi, un istante che l'infelicità dovesse influir sulle azioni. Benedico riverente Dio padre per qualche consolazione d'affetti - non conosco consolazioni da quelle infuori - ch'egli ha voluto, sugli ultimi anni, mandarmi, e v'attingo forza a combattere il tedio dell'esistenza che talora mi si riaffaccia; ma s'anche quelle consolazioni non fossero, credo sarei quale io sono.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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