Inserii un capello sotto la ceralacca, e non era pių da trovarsi: risuggellando, lo consumavano. E via cosė, finchč raccolto un cumulo di prove innegabili, misi ogni cosa in mano a un membro del parlamento, Tommaso Duncombe, e inoltrai petizione alla Camera perchč accertasse e provvedesse.
L'accusa produsse vera tempesta. Alle interpellanze che da ogni lato furono mosse ai ministri, questi diedero per alcuni giorni risposte evasive; poi, meglio informati sul conto mio e convinti ch'io non mi sarei avventurato senza certezza di prove, confessarono, schermendosi in parte con certo vecchio editto che risaliva alla regina Anna e a circostanze eccezionali, in parte con insinuazioni a mio danno e come s'io avessi macchinato pericoli all'Inghilterra. Confutai queste ultime in modo da ridurre il ministro accusatore - ed era sir James Graham - a farmi ammenda pubblica in parlamento. E quanto all'altra difesa, afferrai la via che m'apriva per disvelare all'Inghilterra tutta la piaga. Non era da credersi che gli stessi ministri e gli altri che li avevano preceduti avessero resistito sempre, fuorchč in quell'unico caso, alla tentazione di valersi, pei loro fini, di quell'editto antiquato. Feci quindi chiedere e ottenni che s'istituissero due commissioni d'investigazione nelle due Camere. E le relazioni che fecero, comunque tendenti a palliare le colpe pių che non a produrle brutte com'erano, provarono che dal 1806 fino al 1844, da lord Spencer a lord Aberdeen, tutti i ministri, compresi Palmerston, Russell e Normanby, s'erano successivamente contaminati di quell'arbitrio - che non solamente le mie e quelle d'altri esuli, ma le lettere di molti inglesi, di membri del parlamento, di Duncombe medesimo, erano state violate a quel modo - che si erano inevitabilmente praticati, a celare la colpa, artifizî contemplati dalle leggi penali, falsificazione di suggelli, imitazione di timbri e altri - che le mie erano state aperte per quattro mesi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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