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      Le ardite negazioni del secolo XVIII assalivano un dogma inefficace oggimai perchè inferiore all'intelletto dell'umanità; erravano perchè confondevano uno stadio consunto di religione colla vita religiosa del mondo, una forma collo spirito che la riveste a tempo, un periodo di rivelazione coll'eterna rivelazione progressiva di Dio tra gli uomini; ma combattevano non foss'altro nella sfera del pensiero e la vita ritraeva ancora un non so che dell'antica unità. Oggi noi soggiaciamo non ai principî, ma alle conseguenze di quel periodo: traduciamo la dottrina negli atti, senza il vigore di battaglia ch'era nella dottrina medesima. Un alito di fervore religioso fremeva tuttora per entro a quella irreligiosa ribellione: gli uomini che abbiuravano il Dio del mondo cristiano inneggiavano con lunghe apostrofi alla Dea Natura, sollevavano sugli altari la Dea Ragione. Tra noi pochi - se pur taluno - s'attenterebbero, richiesti, di rispondere che Dio non è, ma i più non sanno e non curano di sapere ciò che importi Dio nella vita e come tutta una serie di solenni e inevitabili conseguenze derivi da quella prima nozione: facili a oziosamente accettarla a patto d'esiliarla inerte, infeconda, in non so quale angolo del regno delle astrazioni. La legge morale, conseguenza di Dio - la sanzione della legge nella vita futura dell'individuo - il dovere che ne discende a ciascun di noi - il vincolo fra terra e cielo, tra gli atti e la fede - sono cose indifferenti agli uomini d'oggi. L'unità della vita è così smembrata per essi; il nesso tra l'ideale definito dalla religione e il mondo visibile, che deve esserne interprete e rappresentarlo nei diversi rami dell'umana attività, è posto siffattamente in obblio che fu salutata a' dì nostri siccome formola d'alto senno civile la vuota frase libera Chiesa in libero Stato.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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