A me non tocca or ripetere ciò ch'io accennai di quei fatti nei Cenni e Documenti della guerra regia e negli altri scritti contenuti in questo volume e nel seguente. Ma dirò - perchè importa al piccolo nucleo di repubblicani che si serbarono in quei due anni incontaminati - come sentissimo, come prevedessimo fin d'allora gli eventi e quale fosse la norma della nostra condotta.
Fin da quando, gran tempo innanzi al delirio che invase nel 1847 le menti, si mostrarono, nel mezzogiorno segnatamente, i primi indizî di tentennamento fra i due principî, io mi diedi a combatterli più che pubblicamente privatamente, per via di lettere. E ne inserirò qui a saggio delle molte ch'io scrissi, una ch'io diressi a un Leopardi, membro del Comitato napoletano, repubblicano nel 1833, incerto nel 1834 dopo il mal esito del tentativo sulla Savoja, monarchico dichiarato nel 1848 e autore d'un libro oggi dimenticato nel quale sono da trovarsi parecchie falsità sul mio conto e su quello di parte nostra.
..............Avete fede
- io gli diceva - nei destini d'Italia? Avete fede nel secolo? V'arde il sacro pensiero di proclamare l'unità delle famiglie italiane? Avete provato quanto ha di grande, di solenne, di religioso, il concetto che chiama la generazione del secolo decimonono a creare una Italia? Volete farla grande e bella fra tutte le nazioni? Intendete come si tratti per noi d'un'opera immensa, divina, ove ci riesca di darle la parola dell'epoca nuova, di cacciarla alla testa d'un periodo di civiltà, di commetterle una missione che influisca sull'umanità intera?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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