Torneremo nel 1834, al 1821?
Io non vi ho parlato di principî perchè in politica l'unica vertenza che può esistere fra gente come noi siamo non può posare che sulla questione di fatto, di possibilità o d'impossibilità, ma pure è necessario ch'io il dica; è necessario che sappiate a che attenervi circa alle intenzioni della Giovine Italia. Nulla è mutato alle sue leggi, al suo scopo, ai mezzi ch'essa intende di scegliere e di porre in opera. Però essa insiste ed insisterà nel suo grido repubblicano, essa rifiuterà qualunque transazione s'offrisse: essa crede alla potenza di rigenerarsi in Italia, alla possibilità della iniziativa italiana in Europa, al dovere di ogni buon Italiano di promuoverla con ogni mezzo. L'impresa è grande, ma per questo è italiana. Per questo io v'invito a promuoverla. Non vi sviate per quanto v'è di più sacro, dietro a speranze chimeriche: queste speranze le abbiamo nutrite un giorno noi pure: poi una accurata disamina e un addentrarci più sempre nel segreto delle Corti alleate, e un'intima conoscenza delle molle che pongono in gioco queste voci di transazione, ci hanno convinti che nulla v'ha da sperare se non nell'armi, nel popolo e nei popoli. Come intendiamo adoperar queste forze vi dirò domani in un'altra mia alla quale io vi pregherò di risposta.
Dio voglia, per l'Italia e per noi, ch'essa sia quale io la invoco e la spero.
Ho scritto a voi; ma, come bene intendete, per tutti i buoni che sono con voi e che vi prego d'abbracciare per me.
Siatemi fratelli, e innanzi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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