Se volete, giovandovi dell'entusiasmo ch'or vi circonda collocarvi a iniziatore di quell'epoca, di quella fede, scendete dal seggio papale e movete apostolo del Vero tra le turbe come Pietro Eremita predicatore della crociata. Il popolo vi saluterà capo e fonderà in Italia uno Stato che cancellando l'atea formola: sia dato l'uomo interno alla Legge e all'Amore, l'esterno alla Forza; adorerà l'altra: l'uomo interno e l'esterno, l'anima e il corpo son uno: una è la legge che deve dirigerli" - e diceva agli italiani: "È necessario che Pio IX sia tale, s'ei deve rigenerarvi e crear l'Italia: or lo credete da tanto?"
Se quella lettera non fu intesa allora a quel modo da una gente che delirava, non è colpa mia. Ma quei che dopo aver delirato e più volte cogli altri s'atteggiano oggi a critici puritani del mio passato, sono fanciulli davvero e non meritano ch'io mi dilunghi a confutare le loro accuse.
Sei mesi dopo ch'egli aveva avuta la mia lettera Pio IX dava, coll'enciclica del 19 aprile 1848, una solenne smentita alle adorazioni dei neo-guelfi e ai sogni dei moderati. Se non che ad anime siffatte tornava facile ogni cosa fuorchè il rinsavire. I neo-guelfi si tramutarono in ghibellini; i moderati, che avevano dissertato a provare la sola via di salvar l'Italia esser nel congiungimento del pastorale colla spada, dissertarono a provare che la spada d'Italia bastava. Nel marzo intanto quella spada, che potea salvare davvero l'Italia, era stata snudata dal popolo nel Lombardo-Veneto e poco prima in Sicilia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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