Il diritto d'iniziativa era in noi quando, schiavo universalmente il nostro popolo, noi dovevamo, noi soli potevamo aprire la via: desto e libero il popolo, non avevamo diritto fuorchč di consiglio, di voto, o d'azione in virtų d'un mandato affidatoci. E quanto al ritrarci nell'isolamento per poter dire tutto il vero, pareva a me tentazione dell'io inconsciamente geloso pių di sč stesso, della propria dignitā o del proprio atteggiarsi pei posteri, che non del fine da raggiungersi e della patria, traviata, inferma, ingannata, pur sempre patria, cara e sacra pel passato e per l'avvenire. Rousseau poteva vivere solitario e dire senza reticenze quanto parevagli vero, perch'ei non tentava nč presentiva la Rivoluzione imminente nella sfera dei fatti; ma per noi, per me, la Rivoluzione era iniziata: egli era uomo di pensiero soltanto, noi di pensiero e d'azione. E se avevamo una missione speciale, era quella appunto di tradurre sempre - come e quanto concedevano le circostanze - il pensiero in fatti: se un insegnamento poteva escire dalla nostra vita era quello di non separarsi mai dalle sorti della nostra terra, di dividere tutti i palpiti della sua vita, di menomarne i mali o tentarlo quando non potevamo distruggerli, di conquistarle un grado d'educazione, una frazione dell'ideale, quando l'ideale stesso era - per colpe non nostre - impossibile.
Praticamente io antivedeva la rovina della guerra regia: ma una speranza m'accarezzava l'anima sconfortata; e quella speranza avea nome Venezia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Rivoluzione Rivoluzione Venezia
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