Foste grandi di prodezza e d'onore davanti agli obblighi del presente; noi vi chiediamo d'essere grandi nell'amore, grandi nel presentimento dell'avvenire.
Voi siete in oggi parte importante, vitale, dello Stato più popoloso, più forte per posizione, navigli e armi, d'Italia. Primi a levare in esso il grido di libertà, primi al trionfo, salutati d'ammirazione concorde dai vostri concittadini di terra-ferma, voi avete conquistato una influenza che non morrà, una potenza morale che nessuno vuole o può contrastarvi, diritti che nessuno s'attenterà più di rapirvi. Perchè scemereste, separandovi, forza ai vostri concittadini e a voi? Perchè dal rango che, uniti, potete occupare in Europa, scendereste, per volontario suicidio, al quarto, all'ultimo rango, condannandovi a debolezza perenne e alla inevitabile influenza straniera? Perchè il governo di Napoli v'ha lungamente oppressi e trattati come popoli di colonia? Ma non pesava la stessa tirannide su' vostri concittadini di terra-ferma? Non l'abborrivano, non l'abborrono essi, come voi l'abborrite? Non protestarono colle congiure, colle associazioni segrete, col sangue dei migliori fra i loro? Non furono i vostri carnefici carnefici ai Napoletani? Non corsero più volte patti solenni d'insurrezione tra voi e gli uomini delle Calabrie? Non ebbero quei patti solenne manifestazione in faccia all'Italia, in faccia all'Europa, nella bandiera levata fra l'agosto e il settembre del 1847, per entro il breve cerchio di quarantotto ore, in Reggio e in Messina?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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