Pagina (330/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Tentammo il possibile per ricominciare popolarmente la lotta e la iniziammo in Val d'Intelvi. Ma da un lato gare inaspettate fra d'Apice e Arcioni, capi militari dell'impresa, dall'altro la potenza del pregiudizio monarchico che immobilizza la leva dell'azione nella capitale e, quella caduta, sconforta dall'osare le cittą di provincia, fecero inutile ogni tentativo. Di tutto quello splendido moto di popolazioni, non rimase se non un potente insegnamento, ch'io sperai fosse allora raccolto e non fu. Tutte quelle migliaja d'esuli d'ogni condizione e d'ogni colore che giuravano non commetterebbero pił mai le sorti della patria a un principe e applaudivano freneticamente agli ultimi versi della Clarina di Berchet recitati da Gustavo Modena, sagrificavano come prima servili, pochi anni dopo, alla monarchia.
      Lasciai, disperata ogni cosa in Lombardia, la Svizzera e m'avviai, per Francia, verso Toscana.
      Il papa era intanto fuggito. Roma era fatta libera di governarsi a suo modo. Venezia prometteva lunghe difese. La rivoluzione viveva tuttavia in Toscana, governata da uomini, un tempo, di fede nostra. La cessione di Milano lasciava screditata la monarchia, irritati gli animi e disposti ad accettare il principio contrario. L'impresa nazionale, caduta nel nord, potea risorgere dal centro. Da Roma dovea escire la parola iniziatrice; e forse, uscendo senza indugio, mentre durava il fremito universale e Napoli non s'era peranco rassegnata alla schiavitł, sarebbe stata pił feconda di conseguenze che non fu dopo quattro mesi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Val Intelvi Apice Arcioni Clarina Berchet Gustavo Modena Lombardia Svizzera Francia Toscana Toscana Milano Roma Napoli