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      Roma cosė com'č, colle sedute ch'io leggo č una ironia, una cosa, perdonatemi, tra il ridicolo e il lacrimevole.
      Io non credo che la provvidenza abbia mai detto cosė chiaramente ad una nazione: tu non avrai altro Dio che Dio, nč altro interprete della sua legge che il popolo. E non credo che sia al mondo una gente pių ostinata della nostra a non vedere nč intendere. La provvidenza ha fatto dei nostri principi una razza d'inetti e di traditori, e noi vogliamo andare innanzi a rigenerarci con essi. La provvidenza, quasi a insegnarci guerra di popolo, ha fatto sconfiggere un re in una impresa giā quasi vinta, e noi non vogliamo far guerra se non con quel re. La provvidenza ha fatto del Borbone di Napoli un commento vivo dei ricordi di Samuele agli Israeliti che chiedevano un re, e la Sicilia, liberata di quello, bussa alle porte delle sale regie in cerca d'un altro. La provvidenza vi fa d'un papa un fuggiasco spontaneo: vi toglie, come una madre al bambino, ogni inciampo di sulla via; e voi, ingrati, rimanete in forse e come se non aveste mente, nč cuore, nč storia, nč esperienza che basti, nč avvenire, nč l'Italia in fermento d'intorno a voi, nč l'Europa in fermento d'intorno all'Italia, nč la Francia repubblicana allato, nč la Svizzera repubblicana di fronte, nč venti altre cagioni di decisione, andate ingegnandovi a governarvi coll'autografo dei palazzi. Carlo XII, prigioniero dei Russi, mandava un suo stivale a governare lo Stato; ma son parecchi anni e Carlo XII non era fuggito e la metropoli svedese non era Roma.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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