Quell'ordine a Garibaldi mi fu apposto come errore, da chi non guardò che al fatto isolato. Ma che importava, di fronte al concetto accennato, qualche centinajo più di Francesi morti o prigioni?
E quel concetto - gli uomini dagli appunti non dovrebbero dimenticarlo - se Luigi Napoleone non violava ogni tradizione di lealtà affidando all'inviato Lesseps poteri illimitati pacifici e annullandoli a un tempo con istruzioni segrete trasmesse al generale Oudinot, riesciva. Il 7 maggio, commossa dall'opera nostra e dal nostro linguaggio, l'Assemblea di Francia invitava solennemente il potere esecutivo ad adottare senza indugio i provvedimenti necessarî a far sì che la spedizione di Roma non fosse più oltre sviata dal vero suo fine; e mandava incaricato di statuire gli accordi con noi il Lesseps. Sul finire di maggio, si firmava tra noi e il plenipotenziario di Francia un patto che dichiarava: - L'appoggio della Francia è assicurato alle popolazioni dello Stato romano: esse riguardano l'esercito francese come un esercito amico che viene a correre alla difesa del loro territorio. - D'accordo col governo romano e senza menomamente intromettersi nell'amministrazione del paese, l'esercito francese prenderà gli alloggiamenti ESTERIORI convenienti, tanto per la difesa del paese come per la salubrità, alle sue truppe. Così la guerra era convertita in alleanza: l'esercito francese diventava nostra riserva contro ogni altro invasore straniero: Roma, com'io aveva detto, rimaneva sacra e inviolabile ad amici e nemici: la diplomazia repubblicana otteneva una vittoria splendida come quella dell'armi repubblicane in aprile: noi eravamo liberi di correre ad affrontare gli Austriaci e li avremmo disfatti.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Garibaldi Francesi Luigi Napoleone Lesseps Oudinot Assemblea Francia Roma Lesseps Francia Francia Stato Roma Austriaci
|