Ognun sa come Oudinot rifiutasse d'assentire al trattato e disdicesse a un tratto la tregua. Egli aveva da Luigi Napoleone istruzioni segrete direttamente contrarie a quelle da lui date a Lesseps.
Il 13 giugno, i nostri amici nell'Assemblea francese tentarono, capitanati da Ledru Rollin, sommovere Parigi contro l'infamia commessa: ma non riuscirono. Il loro tentativo era un appello all'insurrezione senza i preparativi necessarî a iniziarla.
Taluno m'appose d'aver continuato la difesa anche dopo le infauste nuove del 13 giugno. Avrei creduto tradire il mandato, l'onore del paese, la bandiera repubblicana e me stesso, s'io avessi fatto altrimenti. Dovevamo noi lacerare la pagina gloriosa che Roma scriveva, dichiarando all'Europa che se avevamo accettato la guerra, non l'avevamo fatto per compire, a ogni prezzo, un dovere, ma perchè speravamo in una insurrezione francese?
Noi dovevamo resistere fino all'estremo. Quando si trattava nell'Assemblea di decidere tra l'accogliere i Francesi che movevano su Roma o combatterli, io m'astenni, per non esercitare influenza sopra una decisione che doveva essere espressione collettiva e spontanea, dall'assistere alla seduta: il Triumvirato non v'era rappresentato che da Saffi e Armellini, titubanti ambidue. Ma raccolto da un popolo e da un popolo repubblicano, in nome del Dritto, il guanto nemico, il duello non dovrebbe cessare che coll'esaurimento assoluto o colla vittoria. Le monarchie possono capitolare; le repubbliche muojono: le prime rappresentano interessi dinastici; possono quindi ajutarsi di concessioni e occorrendo di codardie per salvarli: le seconde rappresentano una fede e devono testimoniarne fino al martirio.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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