Voi avevate da Dio e dal Popolo il doppio mandato di resistere, finchè avreste forze, alla prepotenza straniera e di santificare il principio incarnato visibilmente nell'Assemblea, provando al mondo che non è patto possibile tra il giusto e l'ingiusto, fra il diritto eterno e la forza brutale, e che le monarchie, fondate sull'egoismo delle cupidigie, possono e devono cedere o capitolare, ma le repubbliche, fondate sul dovere e sulle credenze, non cedono, non capitolano: muojono protestando.
Voi avevate ancora forza nei generosi della milizia che pugnavano mentre voi stendevate il decreto fatale; nel popolo che fremeva battaglia; nelle barricate cittadine; nell'influenza esercitata dal vostro consesso sulle provincie. Nè popolo nè milizia vi domandavano di cedere: la città era tuttavia irta di barricate ordinate da voi come solenne promessa che Roma si sarebbe, esauriti i modi della milizia, popolarmente difesa. E nondimeno voi decretaste impossibile la difesa e la rendeste tale pronunciando l'esosa parola. Voi dichiaraste che l'Assemblea stava al suo posto. Ma il posto dell'Assemblea era l'ultimo angolo di terreno italiano dove potesse tenersi eretta, anche un giorno di più, la bandiera della repubblica; e voi, confinando l'esecuzione del mandato per entro le mura del Campidoglio, uccidevate sotto la morta lettera lo spirito del decreto.
Voi sapevate, per insegnamento di storia e di logica, che nessuna Assemblea può durar libera un momento solo colle bajonette nemiche alle porte; e che la repubblica cadrebbe il giorno in cui un soldato francese porrebbe piede dentro le mura di Roma.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Dio Popolo Assemblea Roma Assemblea Assemblea Campidoglio Assemblea Roma
|