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      Queste cose vi furono dette: non le accettaste; e io, rappresentante del popolo, protesto solennemente in faccia a voi, al popolo, a Dio contro il rifiuto e le sue conseguenze immediate.
      Roma è destinata dalla provvidenza a compiere grandi cose per la salute dell'Italia e del mondo. La difesa di Roma ha iniziato queste grandi cose e scritto la prima linea d'un immenso poema che si compirà checchè avvenga. La storia terrà registro della iniziativa e della parte che voi tutti, generosi d'intenzioni, v'aveste. Ma dirà pure - e gemo, per affetto violato a un tratto, scrivendo - che nei supremi momenti nei quali voi dovevate ingigantirvi maggiori dei fati, falliste alla vostra missione e tradiste, non volendo, il concetto italiano di Roma.
      Possa l'avvenire trovarci uniti a riscattar questa colpa!
     
      3 luglio 1849.
     
      Entrati i Francesi e rientrata con essi la coorte di preti nemici che s'era accentrata cospiratrice in Gaeta, io rimasi una settimana pubblicamente in Roma. Le ciarle delle gazzette francesi e cattoliche sul terrore esercitato da me in Roma durante l'assedio m'invogliavano di provare a tutti la falsità dell'accusa, offrendomi vittima facile a ogni offeso che volesse vendicarsi e ottenerne guiderdone dalla setta dominatrice. Poi, non mi dava il cuore di staccarmi da Roma. Vidi, col senso di chi assiste alle esequie della persona più cara, i membri dell'Assemblea, del governo, dei ministeri, avviarsi tutti all'esilio; invasi gli ospedali dove giacevano, più dolenti del fato della città che non del proprio, i nostri feriti; le fresche sepolture dei nostri prodi calpestate, profanate dal piede del conquistatore straniero.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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