Gli scritti ch'io v'inserii sono, da pochi in fuori, contenuti nel Vol. VII delle Opere. Ma i lavori che v'inserirono Aurelio Saffi, Carlo Pisacane, Filippo De Boni e altri, meriterebbero d'essere raccolti in un volume e gioverebbero perchè combattono vecchi errori, rinnovati in oggi e fatali. Ne pubblicammo sedici fascicoli sino al febbrajo 1851. Ma nel maggio 1850 l'Assemblea di Francia era chiamata a discutere una legge restrittiva del suffragio, che violava apertamente l'articolo 3.° della Costituzione e spianava la via alle mire usurpatrici di Luigi Napoleone. Pensai giunta l'occasione d'un moto decisivo in Parigi e, avventurandomi, mi vi recai. E questa mia assenza nocque naturalmente all'Italia del Popolo, ch'io dirigeva; e comunque dall'Inghilterra ov'io, dopo il soggiorno d'un mese incirca in Parigi, mi condussi, cercassi continuarle vita, non vi fu modo. Il Buonamici, editore, datosi al tristo, fuggì abbandonando moglie e negozio, in Australia. Il piccolo nucleo si sciolse. Saffi, Montecchi, Agostini mi raggiunsero in Londra.
In Parigi ebbi a confermarmi nelle idee, nudrite ed espresse fino dal 1835, che la Francia era per molti anni perduta e che l'iniziativa del moto Europeo era da trovarsi altrove. Vidi Lamennais, Flotte, Giulio Favre e quanti mi parevano all'uopo, fino al principe Napoleone Bonaparte, antico cospiratore con me finchè gli Orléans reggevano. Non v'era speranza. Gli animi erano travolti da gare di parte, da stolte paure, da rancori personali, e smarrivano il segno.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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