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      Uomini di popolo erano suoi capi: influente fra tutti, un tintore, Assi di nome, assiduo di cure nell'ordinamento e largo in quell'opera d'un po' di fortuna che gli era venuta dal lavoro: lo chiamavano il Ciceruacchio di Milano. La Fratellanza v'era divisa in nuclei contrassegnati dalle lettere dell'alfabeto: abbracciava ogni ramo di lavoro, e con quel senso pratico ch'è facoltà prominente degli operai, s'era giovato del facile accesso ai luoghi più vigilati, per raccogliere quante nozioni di fatto potevano, in un momento dato, agevolare una impresa. E nel silenzio, senza che l'esistenza ne fosse sospettata, non dirò dal nemico, ma dagli uomini appartenenti nell'altre classi al simbolo nazionale, aveva raggiunta la cifra di parecchie migliaja d'affratellati.
      Allora soltanto l'Associazione, sentendosi forte e vogliosa di fare, cercò contatto con me. Offriva azione immediata, e chiedeva istruzioni, direzione, ajuti in armi e danaro.
      Come sintomo, il fatto che mi si rivelava era di una importanza vitale, e additava innegabile l'incarnazione del lungo nostro apostolato nel popolo.
      Come avviamento all'azione, era incerto: pendeva dalla somma di mezzi, richiesta a porre in moto quell'elemento e, più ch'altro, dalla risposta a una questione difficile: sarebbe l'energia del popolo nell'azione eguale alla costanza spiegata nel preparare? Scelsi un uomo militare non noto, prudente, avveduto, d'abitudini atte a cattivarsi la fiducia dei popolani e a studiarli; e lo mandai verificatore in Milano.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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