Una serie di relazioni che mi venne da lui, confermò tutte le affermazioni degli artigiani milanesi sulle forze e sulla disciplina della Fratellanza. Accolto siccome capo e in contatto continuo coll'Assi e con quanti stavano alla direzione dei nuclei, ei mi giurava che potevano e volevano. Quanto mi adoprai a raccogliere per altre vie raffermava le relazioni dell'inviato.
Non mi dilungherò a spiegare com'io accettassi l'ipotesi dell'azione: ne parlo in uno scritto da trovarsi poco oltre; e del resto, chi ha letto i miei volumi, sa ch'io credeva - e dacchè la nostra Rivoluzione Nazionale non è compita, credo - unica via all'educazione politica del paese l'Azione. L'Italia era per ogni dove solcata di lavori nostri; e dopo i fatti del 1848 io mi sentiva convinto che una sconfitta all'Austria in Milano avrebbe dato moto all'insurrezione lombarda dapprima, poco dopo a quella di tutta Italia. E nondimeno, la decisione del movere non fu mia. Inferociti pei supplizî di Mantova(59), gli influenti fra i congiurati, raccolti una notte in numero di sessanta a convegno, decretarono sul finire dell'anno che si moverebbero e m'inviarono dichiarazione solenne che, s'anche il Comitato Nazionale ricusasse assenso ed ajuto, farebbero, anzichè soggiacere a uno a uno alle persecuzioni dell'Austria, in ogni modo e da sè. Vivono tuttavia gli uomini che potrebbero, ov'io non dicessi il vero, smentirmi.
Accennerò soltanto rapidamente - chi mai potrebbe in questi giorni(60) diffondersi in particolari su cose passate?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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