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      Ho l'anima amara, ma di dolore, non di rimorso. La fede che scaldava, ventiquattr'anni addietro, di un sorriso d'entusiasmo la mia giovinezza, splende or più che mai, stella eterna dell'anima, davanti a' miei occhi. Non la rinneghino i giovani. Non la rinnegherà un popolo che, fatto superiore ai mezzi intelletti d'una classe che dovrebbe guidare e dissolve, assale nell'inerzia comune, colla sola arme che l'Austria non può rapire al cittadino, cannoni e Castello in Milano.
     
      22 febbrajo.
      VostroGIUSEPPE MAZZINI.
     
     
     
     
      AGLI ITALIANI
     
      Marzo, 1853.
     
      .....Come da me si suole,
      Liberi sensi in semplici parole.
      TASSO.
     
      Io mando queste pagine ai giovani ignoti d'Italia, ai quali è fede l'unità della patria comune, speranza il popolo in armi, virtù l'azione, norma di giudicio sugli uomini e sulle cose l'esame spassionato dei fatti non travisati e delle intenzioni non calunniate.
      Pei gazzettieri che mercanteggiano accuse e opinioni a beneplacito di monarchie cadaveriche o aristocrazie brulicanti su quei cadaveri: - pei miseri, quali essi siano, che in faccia a un paese schiavo e fremente, non trovano ispirazioni fuorchè per dissolvere e accusano d'ambizione chi fa o tenta fare, rosi essi medesimi d'ambizioncelle impotenti, che non fanno nè faranno mai cosa alcuna: - per gli stolti, che, in una guerra nella quale, da un lato stanno palesemente, regolarmente ordinati, eserciti, tesori, uffici di polizia; dall'altro, tutto dall'invio d'una lettera fino alla compra di un'arme, è forzatamente segreto, non applicano ai fatti altra dottrina che quella del barbaro: guai ai vinti!: - pei tiepidi, ai quali il terrore di qualche sacrificio da compiersi suggerisce leghe ideali di principi, disegni coperti di monarchie due volte sconfitte, o guerra tra vecchi e nascenti imperi, da sostituirsi all'unico metodo che conquisti libertà alle nazioni, l'insurrezione: - per gli uomini, prodi di braccio, ma fiacchi di mente e d'anima, che nei fatti di Milano, Venezia e Roma, nel 1848 e nel 1849, non hanno saputo imparare che l'Italia non solamente deve, ma può emanciparsi, e la condannano a giacersi serva derisa finchè ad altri non piaccia esser libero - io non ho che disprezzo o compianto.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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