Sulla non infallibilità del suffragio universale, adoperato anche su larga scala, e in condizioni normali, gli esperimenti non foss'altro di Francia dovrebbero, a quest'ora, aver illuminato molti fra i nostri e insegnato la suprema necessità d'accoppiarlo a un disegno d'educazione nazionale, non solamente gratuita, ma obbligatoria per tutti. La ragionevolezza del suffragio, a ogni modo, quand'è applicato ad un Popolo, sta nel patto comune che gli elettori hanno davanti agli occhi scegliendo, e del quale gli eletti s'assumono di farsi interpreti. Ma il proporre che si scegliesse per via di suffragi un Comitato destinato a unificare, sotto certe norme, il partito; e l'affidare l'esercizio del voto a una emigrazione di tempi e di principî diversi, dispersa fra Tunisi e Montevideo, fra Costantinopoli e Nuova York, vegliata, perseguitata, impaurita spesso dai governi sulle cui terre s'accoglie, era consiglio inattendibile e pericoloso: inattendibile, perchè proclamava un diritto d'elezione dove non erano condizioni di libero voto, nè di metodo uniforme, nè di pubblica discussione fraterna, nè di verificazione severa: pericoloso, perchè fidava all'anarchia delle opinioni ed al caso la scelta della bandiera, sotto la quale doveva ordinarsi il partito. La bandiera era stata inalzata, tra un fremito d'assenso di quanti intendono l'avvenire immancabile dell'Italia, nella metropoli della Nazione, in Roma: nè potea, senza colpa, sottoporsi a vicende di voti dati fuor di paese. Il problema s'agitava, del resto, in Italia; e in Italia stavano gli elementi che solo potevano scioglierlo; l'emigrazione non li rappresentava, nè l'interno avrebbe accettato il suo voto, quando non fosse escito mirabilmente concorde colle proprie tendenze.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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