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      Ma all'estero, accettate dal Comitato Europeo le basi intorno all'iniziativa e alle relazioni internazionali accennate più sopra, il lavoro assunse proporzioni importanti davvero e preparò risultati, che agevoleranno all'Italia, quando vorrà coglierli, la via per collocarsi, tra le nazioni, su quell'altezza, alla quale i fati la chiamano. Per questo almeno io sento di meritare - e mi preme più assai di meritarla che non d'averla - la gratitudine del paese. Per circolari, indirizzi e inviati, il nome e la parola d'Italia suonarono potenti in tutte le file, disgiunte prima del 1848, rannodate ora a un disegno comune della democrazia Europea. L'alleanza, temuta e inutilmente assalita con tutt'arti possibili, tra gli ungheresi e noi, più visibile dacchè l'elemento rivoluzionario ungarese s'incarna in un uomo, non fu se non una delle molte che traemmo - educandole con amore attraverso difficoltà più gravi che altri non pensa - dai germi che le delusioni del 1848 avevano seminati. Dalla penisola Iberica, destinata ad unificarsi, fino alla Grecia alla quale apparterrà un giorno, checchè facciano le diplomazie per galvanizzare un cadavere, il primato su Costantinopoli; in Polonia, centro pur sempre d'una delle quattro divisioni future del mondo Slavo; nelle valli, troppo dimenticate dall'Italia, dove s'agita, in cerca dell'avvenire, una gente romana di nome, di ricordi e d'affetti, da Traiano in poi; in Germania; in Oriente, tra popolazioni varie, taluno semi-barbare, ma il cui sommoversi cova inevitabile la guerra europea, noi cercammo e trovammo nemici all'Austria.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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