Altri ci accusavano d'antagonismo alla Francia; ma a quale? alla Francia governativa eravamo, per debito verso noi e verso la vera Francia, irrevocabilmente nemici; e avversi alla Francia delle sêtte intolleranti, traviate, esclusive, ch'io da più anni, vedeva - e lo scriveva in Inghilterra e in Italia - spianar la via, colle stolte minaccie a quanti possiedono, colle promesse inattendibili al popolo, colle utopie senza mente a danno della libertà e col culto degli interessi materiali, anzi degli appetiti, alla tirannide del primo che, potente a giovarsi della corruttela, vorrebbe, ottenerla: colla buona, colla pura Francia repubblicana, colla Francia dalle larghe e filosoficamente religiose tendenze sociali, colla Francia sorella, non monopolizzatrice d'una civiltà ch'è l'alito della vita europea, non traduttrice del principio monarchico in una monarchia di nazione, noi eravamo legati in concordia d'opere, nota a molti francesi, e indovinata per istinto dal loro governo, che m'odia quanto io lo disprezzo. La democrazia italiana sovveniva, mentre gli accusatori parlavano, la democrazia francese d'azione, di consigli fraterni e d'ajuti materiali. Eravamo antagonisti, non alla Francia dell'avvenire, ma al pregiudizio servile di molti fra i nostri, i quali, senza pure operare a mutarla, dichiaravano la Francia arbitra unica delle cose d'Europa e sola datrice possibile di libertà a venticinque milioni d'uomini nati in Italia. Parecchi tra gli adulatori della Francia repubblicana piaggiano oggi all'imperatore.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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