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      Taluni riparlavano di suffragio; e a questi, dopo tutte le ragioni ch'io dissi, concedemmo una doppia prova in un Comitato scelto per voti dell'emigrazione in Marsiglia, e in un altro, eletto per la Sicilia da tutti gli esuli di quell'inclita parte d'Italia. Le proteste di quei che si dicevano lesi o delusi dall'elezione, l'inesecuzione degli ordini, i dissidî insorti tra gli esciti dall'urne, costrinsero, dopo breve tempo, i due Comitati a disciogliersi.
      Lascio delle accuse volgari: delle pretese, mormorate appunto dagli uomini che non hanno mai contribuito d'un obolo, che si desse conto ad altri, che non al paese insorto e rappresentato, delle offerte, date e impiegate segretamente, all'imprestito Nazionale: - dei motti codardi e codardamente gittati contro le abitudini dei membri del Comitato, mentre, rispettando all'inviolabilità del deposito e all'indipendenza dell'anima loro, i membri del Comitato si facevano lietamente, per vivere, maestri di lingue: - e d'altre consimili: il Comitato non dovea che riderne, sprezzando, e rideva. Ma le più forti accuse, quelle che trovavano più facilmente un'eco nei deboli d'intelletto o di fede, si concentrarono su due punti, che meritano d'essere rapidamente toccati: la guerra bandita al federalismo, e la teorica del governo dittatoriale raccomandata all'insurrezione.
      Io considero - e noi tutti consideravamo il federalismo come la peste maggiore che possa, dopo il dominio straniero, piombar sull'Italia; il dominio straniero ci contende per poco ancora la vita; il federalismo la colpirebbe d'impotenza e di condanna a lenta, ingloriosa morte, in sul nascere.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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