E non valse. Non avendo che dire, tacevano; ma avversavano con quanti potevano all'Imprestito Nazionale, sindacavano, notomizzavano ogni frase dubbia dei nostri scritti, evocavano fantasmi d'ambizioni o di stolti concetti insurrezionali, ci davano carico d'ogni sillaba che escisse di bocca a un gregario di parte nostra; e architettavano, eretto di contro al Comitato Europeo, non so quale Comitato Latino in Parigi, angusto di concetto e di forma, che s'esauriva in un Manifesto. Firmato da soli francesi e anonimo per l'altre nazioni, quel Manifesto dichiarava non ammettere che alcuno individuo o Comitato potesse - da francesi in fuori, suppongo - rappresentare il Partito Nazionale in Italia. Era atto scortese quanto impolitico; e non di meno, anche dopo quell'atto, noi mandammo parole di pace e offerte d'azione fraterna, alle quali non s'ebbe cenno mai di risposta. Le portò Saliceti, che allora appunto, per cagioni personali estranee ad ogni politica, si staccava, recandosi altrove, da noi e ci lasciava dichiarazione scritta, e promessa d'adoprarsi a convincere i dissidenti e proteste d'amicizia, ricambiata sinceramente da noi, smentita più tardi, e senza cagione, da lui.
Pochi, in Italia, badavano a questo dissidio. La Direzione Romana redarguì gli autori con parole severe. Inattivi e fuor di contatto col popolo, gli anonimi del Comitato Latino non potevano nuocere sensibilmente al nostro lavoro. Pur diedero agli stranieri pretesto per ripeterci la vecchia accusa delle divisioni intestine, e ajutarono a fecondare il germe dell'idea monopolizzatrice francese, che assunse forme più definitive poco prima del tentativo milanese e lo rovinò.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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