E spettava, nell'Alleanza, l'iniziativa a quella tra le Nazioni che più delle altre avesse potenza di ferire il nemico al core; alla quale la tradizione storica insegnasse più che all'altre missione d'universalizzare la propria vita, e che raccogliesse fra tutte più larga messe di affetti, di simpatie e di fiducia in Europa. Era l'Italia. Sola l'Italia avea dentro sè la duplice rappresentanza dell'Autorità condannata, Papato ed Impero, Roma e Milano: sola potea levarsi e annunziare a un tratto all'Europa l'emancipazione dei corpi e delle anime, del Pensiero e dell'Azione. La vita d'Italia, nelle sue grandi epoche, fu sempre vita d'Europa: da Roma, dal Campidoglio e dal Vaticano, si svolge nel passato la storia dell'umana unificazione. Nè mai su terra d'Europa s'abbracciarono tanti affetti di riverenza, compianto e speranza, come su questa sacra terra Italiana, alla quale poeti, artisti, martiri del pensiero e del core, dimandano ricordi, ispirazioni e conforti. Pronti dunque a seguire lietamente la Francia, se mai, ridestata a un tratto, cacciasse la vergogna del bonapartismo da sè, attivi più che mai a secondare di ajuti la parte repubblicana, che in Parigi e altrove andava riordinandosi, fermammo tra noi di procedere innanzi nel lavoro italiano e di ripetere ai nostri: l'iniziativa europea può escir d'Italia come di Francia: s'altri non fa, fate voi. E fu la sostanza di quanto dicemmo in un Manifesto, escito due mesi o più dopo il 2 dicembre. Quel Manifesto rimane condanna inappellabile per chi, fra noi, si arretrò poi davanti a ogni concetto d'iniziativa italiana e disdice in oggi i compagni, i quali non hanno colpa, se non quella d'aver pensato quello che firmavano.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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