Non chiedevano di Francia o d'altro; non numeravano l'armi; un ferro, dicevano, ci darà un fucile. La tradizione delle Cinque giornate vive venerata ed intatta nel petto dei popolani e la coscienza delle forze italiane con essa. Un patto di patria vendetta annoda senza forme, in un solo concetto, in una sola speranza, tutta una popolazione. L'Austria può spegnere infamemente a sua posta: se i consiglieri dell'imperatore non trovano modo di verificargli il voto che faceva Nerone, il vulcano eromperà un dì o l'altro a sotterrargli carnefici, battaglioni ed Impero. E potrei citare, per onore al popolo e documento di progresso operato in esso, prove di segreti fidati a centinaja, e tuttavia inviolati, più eloquenti che non tutte le prove d'ardire e coraggio indomato date dai pochi che agirono.
Questi ragguagli furono dati da me e da altri alla classe d'uomini, dei quali io parlava poc'anzi, e che dovrebbero esser guida nell'impresa patria alla inesperienza dei popolani. E allora, dacchè quella prima obbiezione spariva, sorsero, delusione amarissima a me che stimava ed amava quegli uomini come legione sacra nel nostro campo, dubbiezze d'ogni maniera, opposizioni che tradivano una codardia morale strana in chi aveva affrontato e affronterebbe anche oggi, non v'ha dubbio, la morte in una posizione o sopra una barricata, purch'altri avesse iniziato la guerra. Dicevano le condizioni politiche d'Europa avverse; numeravano i gabinetti ostili all'emancipazione d'Italia: registravano i reggimenti austriaci, prussiani, russi; e chiedevano dov'erano i nostri.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Francia Cinque Austria Nerone Impero Europa Italia
|