Pagina (420/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dei popoli dimenticavano perfin l'esistenza, delle questioni che pendono tremende fra i gabinetti non sapevano o non curavano; degli elementi di dissolvimento, esistenti innegabilmente in seno dell'esercito austriaco, non tenevan conto; della rapiditą colla quale si erano pochi anni addietro ordinate forze in Italia, ovunque i capi avevano voluto ordinarle, non ricordavano cosa alcuna. Il problema posto per essi era una piccola minoranza d'uomini iniziatori di lotta sul terreno lombardo, l'Europa dei popoli immobile, e tutte le forze alleate del dispotismo, anzi della monarchia, dall'altro lato. Posto a quel modo, il problema era senz'altro deciso: se non che, il porlo a quel modo e dichiarare ch'essi non conoscevano addentro nč l'Italia, nč l'Europa dei popoli, nč quella dei re, tornava tutt'uno. Ammettevano, i pił tra loro, la possibilitą dell'insurrezione; s'arretravano, atterriti, davanti alla guerra che seguirebbe. Potevano, e non volevano. Il popolo sentiva di potere e voleva.
      Il popolo si era commosso alle inchieste: commosso tanto pił, quanto pił era stato fino allora negletto. Il popolo, illuso anch'esso, non potea credere che gli uomini, i quali avevano da molti anni rifatto l'alfierianismo, ripetuto classicamente all'Italia gli acerbi rimproveri tradizionali nei nostri poeti da Dante fino a Leopardi, e predicato con me la necessitą d'aver fede in sč, di liberarsi con armi proprie e di non guardare per ajuti oltre i nostri confini, potessero ritrarsi quando appunto gl'Italiani accennavano d'aver raccolto e di voler ridurre ad atto l'insegnamento.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Italia Europa Italia Europa Italia Dante Leopardi Italiani