XI.
Dell'iniziativa francese. Perchè, non vale il negarlo: gli uomini ai quali io alludo, e che leggeranno queste mie pagine, gli uomini che assentono plaudenti alle nostre parole di patria, d'indipendenza, di fede in noi stessi, e si staccano, biasimando, da noi ogni qual volta noi cerchiamo tradurle in atto, non credono nell'iniziativa della parte monarchica piemontese; non s'aggiogherebbero a tentativi bonapartisti; non credo pongano sì basso l'onore italiano da pretendere che la sola città di Vienna, o l'Ungheria, ricinta di nemici da ogni lato e incalzata dal Russo, s'assumano d'iniziare ciò ch'essi non osano: in che dunque sperano, se non nella iniziativa francese? Nessuno di loro ama la Francia; taluni, esagerando, la sprezzano; io li ho uditi inveire, prima e dopo il 1849, contro l'antico prestigio esercitato dalla Francia sugli animi: e nondimeno ne invocano l'iniziativa: incatenano a' suoi fati i fati della nazione: cancellano di fronte all'Italia ogni segno di spontaneità: negano a venticinque milioni d'uomini potenza di emanciparsi da centomila soldati stranieri. Con dottrina siffatta, non rimane che a tacere d'Italia per sempre, e ad arrossire ogni qual volta s'incontri uno Spagnuolo o un Greco per via.
L'iniziativa francese, io lo dico, giustificato ad ogni tanto dai fatti, da ormai vent'anni, è un errore storico e un fantasma politico evocato dall'altrui codardia. A nessun popolo, da quello infuori di questa nostra sciaguratissima Italia - sciaguratissima dacchè i migliori tra' suoi figli non sanno intenderne la storia, la potenza e la vocazione - è dato di riassumere un'Epoca e iniziarne un'altra.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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