La Francia, grande per questo, e veneranda a noi tutti, compendiò colla sua Rivoluzione il lavoro intellettuale di diciotto secoli: consecrò per sempre in faccia a tutte tirannidi l'emancipazione dell'individuo: tradusse nella sfera politica le conquiste di libertà e d'eguaglianza, elaborate nella sfera religiosa del dogma cristiano. Non basta? Perchè pretendete che essa sciolga per voi anche il problema dell'associazione, dell'alleanza fra le nazioni della nuova Carta d'Europa? Essa potrebbe forse, se non ostasse la legge provvidenziale guidatrice dell'Umanità, fondare, trasfondendo la sua coscienza, la sua individualità in tutti noi, una Monarchia Europea; ma l'associazione, l'alleanza fraterna, non possono fondarsi che sull'armonia, sull'eguaglianza inviolabile delle coscienze nazionali; e la coscienza che siete Nazione, il segno che può darvi rango nell'alleanza, il battesimo della vostra individualità collettiva, non possono escire, non possono rivelarsi all'Europa, fuorchè dalla vostra insurrezione spontanea, da un atto solenne della vostra sovranità davanti agli uomini e a Dio. L'iniziativa francese s'è spenta con Napoleone, come l'iniziativa dell'antica Grecia si spense con Alessandro, come l'iniziativa dell'antica Roma si spense con Cesare. Dal 1815 in poi, la Francia si trascina ne' suoi moti lungo la periferìa d'un cerchio, che non varcherà se non per opera nostra e dell'altre nazioni europee. La Francia studia, raccolta, raggomitolata in sè stessa, i termini del problema sociale applicati alle relazioni degli individui che la compongono; il terreno per una più larga applicazione deve conquistarsi da noi(66).
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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